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26 novembre 2009

I GATTI JELLICLE E GLI UMANI SI INCONTRANO A TEATRO

PREMESSA:  Qualche giorno fa sono andata a vedere il nuovo musical prodotto dalla Compagnia della Rancia, "Cats". Serata piacevole e bravi sia gli attori sia l'orchestra, che ha fatto rivivere le meravigliose musiche di Andrew Lloyd Webber. Di fianco la mia recensione in versione short, a seguire la versione long.  

[Foto Ufficio Stampa Teatro PalaBrescia]


Clicca sull'immagine per leggere la Versione short







Versione long

Brescia, martedì 20 ottobre 2009, ore 21.10. L’orchestra esegue le prime note di “Cats”. Dal buio della sala del Teatro PalaBrescia spuntano due grandi occhi gialli. Poi altri due e altri due ancora fino a invadere la scena: sono i gatti Jellicle che si stanno impossessando del palco per dare inizio alla loro festa.

Lo show allestito dalla Compagnia della Rancia è qualcosa di sorprendente che incanta e fa sorridere i numerosi spettatori presenti in sala. Le diverse scene che costituiscono l’opera si susseguono con una semplicità e una naturalezza tali da minimizzare l’esilità della storia; sono come dei quadri sapientemente dipinti dal regista, Saverio Marconi, per fare di ogni “gatto” il protagonista.

Il “Cats” italiano è molto distante dall’originale. E questo lo si capisce fin dall’inizio, fin dai primi passi di danza che, in realtà, poco hanno in comune con questa disciplina. Pirouettes e jeté lasciano il posto a movenze dal carattere più astratto, quasi circense. Basti pensare alla scena del magico Mister Mistofeles (Mister Mistoffolees, nella versione originale) o a quella dei due ladruncoli Mangojerry e Zampalesta (Mungojerrie e Rumpleteazer) che, in questa versione, si servono di un elemento scenografico, una ruota gigante, per raccontare le loro prodezze.

Tra i due allestimenti è però possibile riscontrare elementi comuni. Il timbro vocale dei “gatti italiani”, infatti, ricorda molto quello dei loro “predecessori londinesi”. E tra le voci, inconfondibile e degna di lode è quella di Giulia Ottonello che ha dato al personaggio di Grisabella (Grizabella) un’energia e una passione incredibili da non far rimpiangere Elaine Paige. Soltanto alcuni momenti corali in cui le parole risultavano di una non immediata comprensione (soprattutto negli acuti), non hanno permesso alla performance dei ventidue attori di raggiungere l’eccellenza interpretativa.

Le coreografie acrobatiche e gli effetti luce ben curati sono, in generale, perfettamente armonizzati con la musica e ne esaltano la sua bellezza. I sedici orchestrali, nascosti agli occhi del pubblico, non intaccano il fascino della partitura composta da Webber nel 1981 ma anzi, per più di due ore, fanno vivere agli spettatori la magia di Broadway.
I salti acrobatici, le arrampicate sui pezzi di scenografia e le ricorrenti irruzioni dei “gatti” in platea entusiasmano il pubblico e strappano concitati applausi.

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